venerdì 25 novembre 2011

everybody loves fats waller

Auden

Faccio errori ingenui e brutali, e poi me ne pento, e non sono capace di niente. Ma sopra tutto, non so come si dice addio. Solo a questo, credo, non c'è soluzione per nessuno, né per gli intrepidi né per i conigli, né per i buoni né per i mediocri. Grazie a Auden, per averlo detto per me.

Stop all the clocks, cut off the telephone.
Prevent the dog from barking with a juicy bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners come.

Let aeroplanes circle moaning overhead
Scribbling in the sky the message He is Dead,
Put crêpe bows round the white necks of the public doves,
Let the traffic policemen wear black cotton gloves.

He was my North, my South, my East and West,
My working week and my Sunday rest
My noon, my midnight, my talk, my song;
I thought that love would last forever, I was wrong.

The stars are not wanted now; put out every one,
Pack up the moon and dismantle the sun.
Pour away the ocean and sweep up the wood;
For nothing now can ever come to any good.

Funeral Blues

domenica 6 novembre 2011

domenica 9 ottobre 2011

DreamMaker


I first bumped into this song through a random listening of WLT, a nice music channel, despite its concerning hypster vibe. 
This is Mr. Conor O'Brien, aka The Villagers, a quite talented Irish musician.
What I just love of the video is the authenticity of the home session. Finally, a session set in a true house, more, in a kitchen! Those Christmas lights, and that charming view out of the window suddendly made me think of Northern countries, and enhanced the will to travel.
 Great voice and rising sequence: I'm eventually in pieces, yet in peace, too!

light blue


Here's a good combination of image and sound. Truly, the original song this video was meant for is not that appealing to me. One more thing, the girl's hair are just amazingly inspiring! 

mercoledì 27 aprile 2011

al lavoro!

"Non c'è nulla di male nell'avere grandi pretese, ma c'è solo una vita da vivere. Se non accetti quel che la vita ti offre, non ti resta che appoggiarti alla fantasia: a lungo andare, essa è saporita e nutriente esattamente quanto il buco delle ciambelle." (Cit. "Su con la vita, Charlie Brown!")

mercoledì 6 aprile 2011

que que natora

Un discorso da incorniciare + delirio spiccio

http://www.youtube.com/watch?v=lwoGAS6YXZA

Pazzia di massa, un'espressione significativa. Un grosso magnete posto nel baricentro della terra ci attrae.
La nostra percezione è che siamo attratti ciascuno dalla vita degli altri, che assurgiamo a modello o ideale della nostra. Forse la realtà è diversa dalla nostra intuizione: siamo tutti vicini perchè attratti da una unica forza che ci ricongiunge.Il magnete appunto, l'empatia, che non è tra me e te, ma tra me e l'esterno, tra te e l'esterno. A cosa ci porta l'empatia? All'alienazione dalla cosa in sè, dall'interiorità, dal nostro spazio interno, può darsi. Alla giustapposizione del' immagine di sè con il sè vero e proprio. Infine alla loro sostituzione.
Un paio di riflessioni su questo. La prima è che la sostituzione non è del tutto inconscia come può sembrare, altrimenti questo monologo non sarebbe stato scritto, altrimenti non lo condivideremmo, non farebbe nascere dubbi o più semplicemente non lo capiremmo. Conosciamo il problema, ma questo ci viene alla mente solo in alcuni momenti. Guardiamo o abbiamo guardato tutti la televisione, eppure riusciamo a criticarne il potere illusorio. Un errore certo nasce nel distinguere noi stessi dalla massa, nel ritenerci a un metro da terra, nell'estirparci dal "fascio" dei fruitori di mass-media.
La seconda riflessione, che poi è una replica, è : cosa sarebbe questo Io da cui evadiamo con le nostre proiezioni esistenziali alternative? e se noi fossimo semplicemente Uno, cioè quello che creiamo con la manipolazione quotidiana sul calco dei modelli altrui? La molteplicità delle forme dell'Essere mi consente di spiegare perchè molto spesso mi trovo a tu per tu (per tu per tu) con me stesso, con quello che vorrei divenire, quello che sono da solo, quello che sono con gli altri, quello che sono per effetto degli altri. Non a capire se ne esiste una autentica,di forma, o se sono i miei schemi mentali a esigere costantemente un'unica verità (la Verità).

martedì 5 aprile 2011

Dopo l'indigestione

Prendere un mucchio di scemi sorrisetti complici allo schermo, aggiungere qualche sguardo mesto, qualche bocca semiaperta, qualche fronte corrugata. Indurire con panico riflesso, ipocondria accecante -si ottiene attraverso accurato ping-pong osmotico-, grave senso di inquietudine, ma risate secche e improvvise come starnuti. Nel silenzio della riflessione che segue alla meraviglia, finire con l'impasto iniziale: titoli scarni, bianco su nero, e musica con la Maiuscola. Jazz, lirica, canzonette...poco importa. A patto che sia: un energico e irriverente colpo di spugna sul petto incrostato da uno strato di ruggine spesso un'ora e mezza. A voi, voi e un film di Woody Allen.


mercoledì 30 marzo 2011

Palazzo Barberini

Metro A ogni 3 minuti, fermata Barberini, a piedi fino a Via delle Quattro Fontane 13.
Esterno: una splendida fontana quieta, senza zampilli, l'androne all'aperto si snoda su due scale a chiocciola simmetriche la cui imponenza non richiede che intonaco bianco a decoro dei muri. Archi allineati con precisione allargano la vista su un giardino odoroso, con casette avvolte da spessi fogli di edera secca. Siepi labirintiche e, un paio di metri più alto, la terrazza, che si estende in lunghezza sul giardino. Camelie rosse nei grandi vasi e limoni in fiore.
Interno: stanze, stanze, stanze, dipinti cinquecenteschi, cieli dai colori tridimensionali che ascendono in maniera indefinita agli occhi frastornati, animali liberi sui soffitti, la fronte di Oloferne, la Natività appassionante. Una fontana (zampillante, questa volta), una sala vestita di oro, dalle cui finestre, a 10, forse 12 metri da terra,  luci speciali fanno entrare il giorno. L'espressione estatica di Narciso.

mercoledì 2 marzo 2011

Pioggia bio

Cercando riparo dalla pioggia torrenziale di questo pomeriggio, sono entrata in un negozio di prodotti biologici in via Cerveteri, a pochi passi dalla metro Re di Roma. Le vetrine mi ispiravano quella tranquillità che tipicamente diffonde un'erboristeria (di fatti in questo negozio si vendono anche prodotti erboristici). E allora entro: luci basse ma non tristi, due file di scaffali di legno -suppongo materiale di riciclo- da una delle quali sbuca un ragazzetto che senza neanche salutarmi quasi mi caccia in bocca un biscotto. "Sono al farro e cannella, arrivati stamattina, buonissimi!". Dall'altro scaffale il crunch di un'altra cliente fa eco al mio. Bene, ero proprio entrata per una merenda... neanche il tempo di dirlo che torna il ragazzo, genuinamente cortese, per cercarmi lo spuntino ideale, quello goloso e sano come solo i prodotti bio sanno essere. Dopo qualche tentativo, interrotto per servire una donna dall'accento straniero con in mano una cesta piena di prodotti , una ragazza in cerca della sua tisana, un padre giovane che paga i pannolini bio (per il figlio?) rifiutando il sacchetto di plastica, il commesso riesce a farmi contenta con delle gallette al cioccolato, latte di soia e, in regalo, il cioccolato più buono che lui abbia mai mangiato (made in Venezuela). Tra una chiacchiera e l'altra, si lamenta dei fornitori che portano quello che vogliono e quando vogliono, sordi alle richieste del negozio che ha appena cambiato gestione. A volte si tratta anche di prodotti scaduti. Ma subito aggiunge " Non che sia un problema, io mangio sempre prodotti scaduti, non fanno male per niente". Subito, noto un tavolino con dei prodotti in saldo, probabilmente quelli di cui abbiamo appena parlato. Mi concedo un altro giretto tra gli scaffali, i prezzi sono un po' alti, ma quel cibo non mi ispira alcuna preoccupazione per cosa ci sia dentro. La magia e la forza del consumo bio è proprio questa. Afferro dei cereali e quasi mi emoziono davanti alle carote sporche di terra e allo zenzero del piccolo reparto ortofrutta. Torno fuori, la pioggia batte e lava lo sporco perenne delle strade. Lì dentro, invece, nel cuore di Roma, continua a coltivarsi il tempo lento, quello dei fornitori anarchici e della produzione singhiozzante, che risponde solo alla natura. A questa alcuni uomini, eroizzati, ma anche strumentalizzati, a volte perfino "falsificati", riconoscono la propria maternità e danno ancora rispetto. Che dono che ha quel commesso lì!

venerdì 25 febbraio 2011

Stessa sindrome, molte interpretazioni, una su tutte?

Musica italiana socialmente impegnata

Canadian indiedancepopunk

American...America

British apocalypticism

sabato 19 febbraio 2011

From Denmark, love

"Coolin' down the sun for me, coolin' down to set me free"

Il basso

Ci vorrebbe un esperto empatomusicologo per spiegarmi per bene la forza magnetica dei crescendo sulle mie (nostre) orecchie. Come quello in Rebellion di cui mi piace soprattutto (o esclusivamente?) l'attacco del basso.

venerdì 18 febbraio 2011

Brosandi...

...I go to sleep with my blog followers: myself and naturally I. Life all alone isn't that bad!

That's all gobbledygook!
(Takk, Sigur Ros!)

Fiore di loto

There's an empty space inside my heart where the wings take root

Slowly we unfurl as lotus flowers

Listen to your heart

Slowly we unfurl as lotus flowers

Listen to your heart

Sono tornati

13 marzo 2010

Quasi un anno fa, dunque, sono andata piena di entusiasmo a sentire questa band phantastica, di Brooklyn (dice Wiki), nel mio locale preferito qui a Roma. Ci ho trascinato anche un'amica. Stupido da parte mia non ascoltare il nuovo album prima! Del concerto non mi è rimasto nulla, tranne la bella istallazione colorata dietro la band...eccone una fotaccia


TUTTAVIA, l'ecletticità il cui frutto (il suddetto album Odd Blood) ha causato la mia personale e opinabile delusione al concerto è la fonte del loro grandissimo successo e spiega anche in buona parte il loro talento.
Bellissima 2080, dall'album del 2007, che mi è capitato di risentire pochi minuti fa. Eccola qua, insieme a un pezzetto del testo.Enjoy.

"It's a new year, I'm glad to be here

It's a fresh spring, so let's sing

In 2080 I'll surely be dead
So don't look ahead, ever look ahead
It's a new year, I'm glad to be here
It's a fresh spring, so let's sing
And the moon shines bright on the water tonight
So we won't drown in the summer sound"
                                          
                                          Yeasayer, 2080

(è ora di ascoltare quest'album)


giovedì 17 febbraio 2011

Oggi, che poi è già ieri

   Pappagallini impazziti a Villa Lazzaroni...certo non si sentono...


Time for a cover, time for Peter!

Una scoperta di oggi

Le Azure Ray mi ricordano un giorno di settembre scorso. Ero seduta su una scomoda gradinata di ferro, perchè i posti a sedere erano già tutti occupati da ragazzi, sopra i quali galleggiava un chiacchiericcio piacevole. Di fronte a noi, un palchetto senza pretese e sulla sinistra, al di là degli spalti, il canale. Da lì il vento tirava e ci pungeva, nessun riparo dalla Skuespilhuset che si affaccia sull'acqua.
 Le gemelline sono entrate. Graziose e intimidite, una incappucciata in una felpa grigia, l'altra inghiottita da una giacca larga e pesante, "ine" davvero.
Il vento le avrà viste troppo strette da quel pubblico discreto ma addossato sul loro spazio, perchè ha deciso di dar loro coraggio e ha diffuso il suono. Un canto puro, aspro, poi quieto, e forte, forte più del vento con cui correva, ci ha avvolti e trapassati, per liberarsi sull'acqua. E l'imbrunire di una sera fredda nessuno l'ha notato, placido si è posato sulla Skuespilhuset che si affaccia sull'acqua e su di noi.



mercoledì 16 febbraio 2011

Le domande e le risposte della giornata

Perchè scappare? Gli occhi sono bacini riarsi, senza un po' di pioggia.
La bellezza crea empatia? Sempre e con forza, almeno su di me. E la pietà invece? Dove la mettiamo la pietà?
Battiato? Battiato.

"Io vivo ai margini di una vita vera e non mi (ri)conosco."